Page 14 - QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
P. 14
TEATRO DEL TEATRO: UNA
DRAMMATURGIA ANTIPIRANDELLIANA
di Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi
Anche se può apparire un paradosso, trattandosi di un
autore che il luogo comune – non sempre ma non del
tutto a torto – vuole ridondante e verboso, Questa sera si
recita a soggetto è un testo drammaturgicamente fondato
più sui vuoti che sui pieni. Porta cioè alle estreme
conseguenze la concezione di testo teatrale come «testo
bucato», organizza tutte le migliori condizioni perché
avvenga non il “dato” (che va eseguito) ma il possibile
(che, invece, va inventato). Da chi? Naturalmente, dal
regista.
Questo copione più di ogni altro è fatto per il regista e dal
regista: il lavoro di drammaturgia elaborato con Federico
Tiezzi non fa che evidenziare, esasperare, rendere quasi
insostenibili questi «vuoti del testo». Per capire in che cosa
essi consistano, basterebbe misurare la distanza fra il
punto di partenza – la novella Leonora, addio!, incentrata
tutta sul tema che sarà poi specificamente proustiano
della “gelosia del passato” – e il punto d’arrivo: lì dove il
racconto, pur con le sue poche pagine appare compatto
e perentoriamente letterario, il testo teatrale si presenta
invece scomposto, qua e là chiassoso, quasi sempre
antilirico. Il discorso letterario si decentra continuamente,
lascia il più possibile libero lo spazio teatrale al suo
sacerdote Hinkfuss, controfigura ideale di qualsiasi
regista. Il testo così disposto diventa inclusivo di ogni
linguaggio, accoglie e si appropria di tutti i codici, purché
siano “teatrabili”: coro tragico, epica brechtiana, idillio
naturalistico, oratorio, farsa di costume, pochade.
Abbiamo assecondato l’inclinazione del testo: “darsi”
come partitura registica per eccellenza.
Paradossale è anche il fatto che questo testo, elaborato e
portato sulle scene nella Berlino caratterizzata
teatralmente dall’espressionismo e in cui muoveva i primi
passi l’accoppiata Brecht-Weill – e che nelle intenzioni
dell’autore voleva essere un atto polemico nei confronti
degli «eccessi della cosiddetta regie» di stampo tedesco –
si risolva poi nei fatti per una mai vista libertà concessa
14
DRAMMATURGIA ANTIPIRANDELLIANA
di Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi
Anche se può apparire un paradosso, trattandosi di un
autore che il luogo comune – non sempre ma non del
tutto a torto – vuole ridondante e verboso, Questa sera si
recita a soggetto è un testo drammaturgicamente fondato
più sui vuoti che sui pieni. Porta cioè alle estreme
conseguenze la concezione di testo teatrale come «testo
bucato», organizza tutte le migliori condizioni perché
avvenga non il “dato” (che va eseguito) ma il possibile
(che, invece, va inventato). Da chi? Naturalmente, dal
regista.
Questo copione più di ogni altro è fatto per il regista e dal
regista: il lavoro di drammaturgia elaborato con Federico
Tiezzi non fa che evidenziare, esasperare, rendere quasi
insostenibili questi «vuoti del testo». Per capire in che cosa
essi consistano, basterebbe misurare la distanza fra il
punto di partenza – la novella Leonora, addio!, incentrata
tutta sul tema che sarà poi specificamente proustiano
della “gelosia del passato” – e il punto d’arrivo: lì dove il
racconto, pur con le sue poche pagine appare compatto
e perentoriamente letterario, il testo teatrale si presenta
invece scomposto, qua e là chiassoso, quasi sempre
antilirico. Il discorso letterario si decentra continuamente,
lascia il più possibile libero lo spazio teatrale al suo
sacerdote Hinkfuss, controfigura ideale di qualsiasi
regista. Il testo così disposto diventa inclusivo di ogni
linguaggio, accoglie e si appropria di tutti i codici, purché
siano “teatrabili”: coro tragico, epica brechtiana, idillio
naturalistico, oratorio, farsa di costume, pochade.
Abbiamo assecondato l’inclinazione del testo: “darsi”
come partitura registica per eccellenza.
Paradossale è anche il fatto che questo testo, elaborato e
portato sulle scene nella Berlino caratterizzata
teatralmente dall’espressionismo e in cui muoveva i primi
passi l’accoppiata Brecht-Weill – e che nelle intenzioni
dell’autore voleva essere un atto polemico nei confronti
degli «eccessi della cosiddetta regie» di stampo tedesco –
si risolva poi nei fatti per una mai vista libertà concessa
14