Page 19 - QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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IL PERSONAGGIO SEQUESTRATO
Andrà ansante per la casa, imbalordita dal dolore,
strascicando i piedi come se la sua carne non fosse altro
che carne inerte. Sono questi i tempi che deve affrontare
nella truccatura il personaggio promesso al martirio, una
piccola donna qualunque, come ce ne sono tante, e il cui
destino nessuno forse conosce. Ma quali oggetti devono
arredare la stanza della condannata? È necessario
eliminare tutti gli specchi dalle pareti. Se essa ha potuto
una volta guardare se stessa, si è vista come un’ombra
nei vetri o deformata nel tremolare dell’acqua in una
conca., La stanza della tortura deve essere il luogo della
solitudine. La donna deve essere lasciata sola. Tutti gli
altri, parenti, amici, devono ritirarsi nel buio. E soltanto
allora la donna potrà misurare lo spazio chiuso, dalle
solide mura, di quel carcere dove dovrà morire.
Il riconoscimento di quello spazio verrà affidato anche al
rumore, al tonfo sordo e disperato della testa che batte
contro il muro, Come un uccello ella verrà a battere con la
fronte prima sulla nuda parete di destra, poi su quella di
fondo, poi su quella di sinistra. Al rumore di quella fronte la
parete diventerà un attimo visibile per un tagliente colpo di
luce dall’alto, come un freddo guizzo di lampo, e tornerà a
scomparire nel buio. La luce, simbolo della liberazione,
appare qui per un attimo perché riveli nell’animo della
protagonista l’impossibilità della fuga. E come un animale
impazzito ella riconosce e misura, con un atteggiamento
d’insensata, il luogo dov’è rinchiusa «Questo è muro!» dirà
«Questo è muro! Questo è muro!»- E lo spazio è
quadrato, con i suoi quattro angoli ben saldi che
respingono chi vi si accosti. Se lo spazio fosse circolare, il
disegno delle curve potrebbe dare l’illusione del
movimento, come il girotondo dei prigionieri di Van Gogh
che camminano uno dietro l’altro nell’ottagono delle pareti
alte e spigolose. Mommina è ferma, immota, e aspetta il
suo carnefice.
(…)
In Questa sera si recita a soggetto il grande tema siciliano,
la gelosia, non consente silenzi, timori, indecisioni, cose
non dette, sospese, sommerse ed eternamente
riaffioranti, come una denuncia senza prove, e
avvolgimenti della coscienza in delirio che non smette di
patire. Qui la preparazione della scena, la stessa accurata
e dolente vestizione della condannata, non consente
dubbi. Siamo alla fine di una lunga serie di processi, che si
sono susseguiti senza posa in quella stessa stanza, con
gli stessi personaggi. È la scena finale quale può svolgersi
in un tribunale che ascolti e che giudichi, perché il vero
teatro è un tribunale. Ma è un tribunale eccezionale.
Il dibattimento che si è aperto chissà quanti anni prima
non è limitato alla vittima. Accecato dalla gelosia, l’uomo è
trasportato, con tutti i mezzi che ha a disposizione – e
soprattutto con quelli che gli sfuggono, e che non può
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