Page 13 - QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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mura, finché la donna muore…». Il curatore aggiunge: «Il
suocero (di Pirandello) Calogero Portulano impedì che il
dottore visitasse la moglie incinta, che in obbedienza al
marito si lasciò morire dissanguata».
L’“impassibile” Pirandello non era dunque del tutto alieno,
testimone o vittima che ne fosse, dalle passioni. Ed anche
la stesura di Questa sera si recita a soggetto è immersa in
un clima di intensa passionalità. Intanto amorosa: lui,
cinquantasettenne, arde d’intensa passione per una
ventiquattrenne, l’attrice Marta Abba. I due si trasferiscono
insieme a Berlino dai primi d’ottobre del 1928: Luigi vi si è
volontariamente esiliato, anche perché la sua-loro
compagnia teatrale si è sciolta per fallimento dopo un
triennio (1925-1928). Senonché Marta il 13 marzo 1929
lascia Berlino e rientra a Milano, dove risiede in via Cajazzo
52. Luigi, il 29 dello stesso mese, le scrive «E questa notte
stessa dopo tutto il rimuginìo di pensieri che t’ho detto, non
potendo più stare a giacere, mi sono levato. C’era sulla
scrivania la nuova commedia, lasciata lì senza la fine da
tanto tempo, e l’ho finita, l’ho finita in quattr’ore di
fervidissimo lavoro…». Questa sera si recita a soggetto è
dunque ultimata: tedesca, almeno nell’epilogo, la sua
gestazione, tedesco sarà il suo esordio, il 25 gennaio 1930
al Neues Schauspielhaus di Königsberg ( oggi Kaliningrad,
n.d.r.), con grande successo di pubblico (l’autore vi si
recherà il 4-6 marzo successivo, festosamente accolto).
Un buon esito avrà il nuovo dramma al suo esordio in Italia
il 14 aprile, al Teatro di Torino, creato e finanziato per intero
da un mecenate antifascista ( rara avis ), l’industriale
Riccardo Gualino: la regia è dell’autorevole Guido Salvini.
Mentre disastroso sarà l’esito della messinscena di Questa
sera nel prestigioso Lessing Theater berlinese per la regia di
Gustav Hartung, con una velenosa campagna stampa
contro l’autore “straniero”. Pirandello è sconvolto: lascerà
Berlino una volta per tutte.
I teatrografi (esistono anche loro, cugini primi dei preziosi
bibliografi) ci dicono che da allora alla morte del suo autore,
sopravvenuta il 10 dicembre 1936 nella sua casa di via
Bosio 15 a Roma (sede oggi dell’Istituto di Studi
pirandelliani), Questa sera godette di ben tre successive
messinscena: a Parigi, il 18 gennaio 1935, al Théâtre des
Mathurins, regista e interprete Georges Pitoëff, che per
primo aveva diretto e interpretato i Six personnages
(Pirandello era stato da poco insignito del Nobel, nel 1934 ,
n.d.r.); a Milano, al Teatro Lirico, il 31 gennaio 1936, sempre
per la regia di Salvini, con la Abba (Mommina), Memo
Benassi (Rico Verri) e Fosco Giachetti (Hinkfuss); nel
settembre 1936, al Theater in der Josefstadt di Vienna,
ancora con Salvini regista e (udite, udite!) Eduardo De
Filippo come Rico Verri: Anton Giulio Bragaglia ricordava,
diciott’anni dopo, «gli occhi smarriti, i nervi perduti, la figura
impacciata» del grande attore-drammaturgo napoletano.
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suocero (di Pirandello) Calogero Portulano impedì che il
dottore visitasse la moglie incinta, che in obbedienza al
marito si lasciò morire dissanguata».
L’“impassibile” Pirandello non era dunque del tutto alieno,
testimone o vittima che ne fosse, dalle passioni. Ed anche
la stesura di Questa sera si recita a soggetto è immersa in
un clima di intensa passionalità. Intanto amorosa: lui,
cinquantasettenne, arde d’intensa passione per una
ventiquattrenne, l’attrice Marta Abba. I due si trasferiscono
insieme a Berlino dai primi d’ottobre del 1928: Luigi vi si è
volontariamente esiliato, anche perché la sua-loro
compagnia teatrale si è sciolta per fallimento dopo un
triennio (1925-1928). Senonché Marta il 13 marzo 1929
lascia Berlino e rientra a Milano, dove risiede in via Cajazzo
52. Luigi, il 29 dello stesso mese, le scrive «E questa notte
stessa dopo tutto il rimuginìo di pensieri che t’ho detto, non
potendo più stare a giacere, mi sono levato. C’era sulla
scrivania la nuova commedia, lasciata lì senza la fine da
tanto tempo, e l’ho finita, l’ho finita in quattr’ore di
fervidissimo lavoro…». Questa sera si recita a soggetto è
dunque ultimata: tedesca, almeno nell’epilogo, la sua
gestazione, tedesco sarà il suo esordio, il 25 gennaio 1930
al Neues Schauspielhaus di Königsberg ( oggi Kaliningrad,
n.d.r.), con grande successo di pubblico (l’autore vi si
recherà il 4-6 marzo successivo, festosamente accolto).
Un buon esito avrà il nuovo dramma al suo esordio in Italia
il 14 aprile, al Teatro di Torino, creato e finanziato per intero
da un mecenate antifascista ( rara avis ), l’industriale
Riccardo Gualino: la regia è dell’autorevole Guido Salvini.
Mentre disastroso sarà l’esito della messinscena di Questa
sera nel prestigioso Lessing Theater berlinese per la regia di
Gustav Hartung, con una velenosa campagna stampa
contro l’autore “straniero”. Pirandello è sconvolto: lascerà
Berlino una volta per tutte.
I teatrografi (esistono anche loro, cugini primi dei preziosi
bibliografi) ci dicono che da allora alla morte del suo autore,
sopravvenuta il 10 dicembre 1936 nella sua casa di via
Bosio 15 a Roma (sede oggi dell’Istituto di Studi
pirandelliani), Questa sera godette di ben tre successive
messinscena: a Parigi, il 18 gennaio 1935, al Théâtre des
Mathurins, regista e interprete Georges Pitoëff, che per
primo aveva diretto e interpretato i Six personnages
(Pirandello era stato da poco insignito del Nobel, nel 1934 ,
n.d.r.); a Milano, al Teatro Lirico, il 31 gennaio 1936, sempre
per la regia di Salvini, con la Abba (Mommina), Memo
Benassi (Rico Verri) e Fosco Giachetti (Hinkfuss); nel
settembre 1936, al Theater in der Josefstadt di Vienna,
ancora con Salvini regista e (udite, udite!) Eduardo De
Filippo come Rico Verri: Anton Giulio Bragaglia ricordava,
diciott’anni dopo, «gli occhi smarriti, i nervi perduti, la figura
impacciata» del grande attore-drammaturgo napoletano.
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