Page 11 - UOMINI E NO - STAGIONE 2017-2018 - PICCOLO TEATRO MILANO
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                                     UOMINI E NO E LA RICERCA
                                     DELLA FELICITÀ
                                     di Michele Santeramo





                                     In Uomini e no, rileggendolo dopo molti anni, ho avuto
                                     la sensazione di ritrovare la grande storia – che si
                                     ripropone oggi nella sua fortissima attualità, solo
                                     spostata ad altre latitudini –, mischiata alla meraviglia
                                     di storie personali, soprattutto quella tra Enne 2 e
                                     Berta.
                                     Nel romanzo, i dialoghi costruiti sulla ripetitività delle
                                     battute che sembrano prese dal linguaggio quotidiano
                                     e spostate ad un livello che le fa parenti della poesia,
                                     fanno da contraltare alle uccisioni, alla violenza,
                                     all’ideologia, alla necessità di libertà, che pervade ogni
                                     pagina del romanzo.
                                     Tutto si muove nel più mite inverno dal 1908 in avanti –
                                     quello del ’44 –, in una Milano che è raccontata da
                                     Vittorini con un meraviglioso senso di nostalgia, una
                                     città dentro la quale i destini delle persone sono
                                     palpitanti perché sostenuti da ideali altrettanto grandi,
                                     una città in cui il mondo si rivela con la sua forza e si
                                     poggia sulle facce “aperte e buone” delle persone,
                                     quasi ingenue, di una ingenuità adulta che ha il sapore
                                     di un insegnamento.
                                     Riscrivere per il teatro questo romanzo è significato
                                     attraversarlo, spinto dalla volontà di cercare ogni
                                     spunto in cui tenerezza e ingenuità venissero fuori con
                                     forza. La tenerezza e l’ingenuità di ragazzi che devono
                                     vivere i loro sentimenti ancora acerbi eppure così pieni
                                     e densi, dentro un contesto che è quello delle strade
                                     occupate e della morte a ogni angolo.
                                     Il romanzo si poggia su una scrittura che definisco per
                                     semplicità “esplosa”, e cioè una scrittura che può
                                     servirsi di molti strumenti per raccontare emozioni. Tutti
                                     questi strumenti, nel passaggio ad una drammaturgia,
                                     devono diventare scrittura “implosa”, che dentro la
                                     relazione tra i personaggi deve riportare le stesse
                                     suggestioni che sulla pagina sono state magari
                                     descritte con un suono lontano che provoca
                                     turbamento. Qui quel suono diventa sguardo, respiro.
                                     Lì c’è il sole pallido eppure sempre presente a Milano
                                     che fa da sostegno narrativo all’incontro tra Berta e
                                     Enne 2, qui c’è un silenzio, poi una mano che cerca
                                     un’altra mano, poi qualcosa che non si può non dire.


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