Page 7 - MISERICORDIA | PICCOLO TEATRO MILANO
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FARE TEATRO PER AMMORBIDIRE
I CUORI
Conversazione con Emma Dante
Da dove nascono le idee per i tuoi spettacoli e,
nello specifico, come hai concepito Misericordia?
Mi imbatto in determinate situazioni, nella vita di tutti i
giorni, per strada, al supermercato, e capisco di voler
parlare di un certo tema. Nel caso di Misericordia, ero in
ospedale con mio figlio, per degli esami. In corsia ho
visto un ragazzino autistico, che girava su se stesso
tutto il tempo, non stava mai fermo, ed era felice.
L’immagine della sua danza, forsennata e allo stesso
tempo gioiosa, ha fatto nascere in me il desiderio
fortissimo di raccontare una storia che avesse come
centro quel ballo senza sosta, una danza della vita e
dell’arte: così, piano piano, è nata la drammaturgia di
Misericordia.
Esiste un filo conduttore che lega le tue creazioni?
Sicuramente c’è un legame. Alcune sembrano forse un
po’ più lontane, penso a Bestie di scena, che è un
accadimento più performativo, rispetto a una storia
come quella di oggi, dotata di una precisa struttura, di
una trama, di relazioni tra i personaggi. Bestie di scena
aveva una componente astratta, raccontava qualcosa di
non ancorato alla realtà. Misericordia, come Le sorelle
Macaluso, possiede un impianto drammaturgico
compiuto. Sono spettacoli differenti, ma sono
comunque tessere di uno stesso mosaico, contengono
immagini e visioni che si somigliano: il lavoro
sull’indecenza, sul gesto indecente, sulla cosa scorretta,
disarmonica e maleducata.
Di “indecenza” parla anche Elena Stancanelli
nell’articolo che ha scritto per questo programma.
Vuoi precisare meglio cosa intendi?
Qualunque sia il tema che un artista intende affrontare
con la sua opera dovrà farlo dando prova di coraggio,
senza mai avere paura del giudizio degli altri, di fare
qualcosa di scorretto o di scandaloso; l’arte è il luogo
dove non esiste lo scandalo perché non c’è spazio per
la correttezza. Tutto quel che è scorretto ha a che fare
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